È il momento della Merenda Natalizia nel condominio di Casa Carducci; io sono insieme a Renato, un signore con Sindrome di Down, che da qualche anno sta sperimentando e costruendo il suo progetto di vita indipendente, utilizzando Casa Carducci come palestra di autonomia. Da tempo ogni settimana Renato vive qualche giorno in appartamento condividendo la casa con altri compagni e facendo esperienza di sé.
Quando capisce che stiamo andando in Casa Carducci, il suo viso si apre in un grande sorriso; il breve viaggio in macchina è un ripetersi continuo e soddisfatto
“a casa? in appartamento? Carducci?”
Nell’atrio del condominio c’è già atmosfera di festa: tavoli con qualche stuzzichino, l’albero di Natale, gente che sale e scende dalle scale preparandosi, addobbi e musica aggiungono colore all’atmosfera. Renato saluta tutti, educatamente e calorosamente, ma con fretta di passare oltre e salire in casa. Entra in appartamento e si precipita subito in quella che è la “sua” camera; si toglie giacca, cappello, sciarpa riponendoli nel suo armadio e si siede sul letto, lo colgo intento a togliersi le scarpe. Lo fermo e un po’ stupita gli chiedo “cosa fai? Vieni giù che c’è la festa di Natale!”, cercando di ingolosirlo con le numerose prelibatezze presenti. Lui mi guarda, un po’ disorientato, non troppo convinto e decisamente meno sorridente si alza e mi segue; scendiamo nell’atrio. Dopo pochi minuti nella confusione, non lo vedo più; vero che il gruppo è diventato numeroso, tanti condomini si sono uniti al nostro brindisi natalizio, le famiglie sono arrivate e tra un succo di mela caldo e una fetta di panettone si chiacchiera e si costruisce il terreno per un vivere inclusivo. Renato però è proprio sparito… Salgo le scale e torno in casa, lo trovo solo, seduto sul divano, nuovamente sorridente e con la tv accesa… e finalmente, senza interruzioni, è riuscito a togliersi le scarpe!
Quando si entra in casa solitamente ci si toglie le scarpe, ci si mette comodi e si ritrova l’intimità e la libertà di viversi nel proprio spazio. Abitare è sentirsi a casa… anche se la casa è una casa condivisa, che non è ancora nostra, almeno non in senso proprio, ma che è un luogo fisico ed emotivo, in cui ritroviamo il nostro spazio, il nostro mondo, la nostra abitudine alla vita.
Miriam