Centro Sammartini in pillole – 1° episodio

Come raccontare nel modo migliore questo servizio così complesso se non dalla voce di chi lo vive?

Volete sapere che cos’è questo posto? Non credo di averlo capito bene nemmeno io. So solo che, grazie a questo luogo, quando ero con il culo per terra, sono riuscito a rialzarmi. Non chiedetemi se è così per tutti. Per me lo è stato.

Sono arrivato davanti a questa porta nell’inverno del 2022. Era inizio dicembre. Me lo ricordo perché ero stato scarcerato tre giorni prima. Fine pena. L’ennesimo fine pena. L’ultimo fine pena, dopo 5 anni e 3 mesi in giro per le carceri di tutta Italia. Cagliari, Napoli, Milano, Firenze e poi nuovamente Milano. Dei miei 54 anni ne ho passati 23 dietro alle sbarre.

Come dicevo, quel giorno ero letteralmente col culo per terra. Senza un documento valido, un posto in cui dormire, un lavoro, un amico che non fosse in carcere. Solo un indirizzo. Via Sammartini 120, datomi da un operatore del carcere.

E’ difficile trovarti fuori, in strada, quando hai vissuto tutta una vita dentro, con la noiosa ma rassicurante routine quotidiana. Disimpari a prenderti cura di te. Ci sono altri che lo fanno per te.

In pochi giorni ho avuto un posto letto e un luogo dove mangiare. In poche settimane, un colloquio di lavoro. In qualche mese una nuova residenza e nuovi documenti. Un medico di base, uno stralcio di una vita normale. E in tutto questo tempo qualcuno che parlava con me e mi aiutava nei passi che autonomamente ho dovuto fare.

Chi erano? Si sono presentati come operatori sociali, educatori e assistenti sociali. Per me però erano, e sono, delle persone capaci di vedere oltre.

Oltre le sbarre e oltre il giudizio.

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